Biblio LAB – Laboratorio Biblico – “Icone Bibliche di Relazione. Riscoperta di sé e scoperta del Sé, alla luce dell’incontro con Gesù”
Maggio 16, 2024I 7 pilastri della Mindfulness
Luglio 5, 2024Step 0 (Intro) – Le relazioni come smartphone?
Senza relazioni soddisfacenti perdiamo il senso del nostro fare e del nostro essere. E, allora, come aprirsi a nuove possibilità di incontro senza farsi troppo male?
Ti è mai capitato di sperimentare relazioni che si rivelano smorte e asfittiche o addirittura dolorose e distruttive? E magari sarai arrivato pure al punto che cogli non abbiano proprio più nulla da darti. Ti sarai persino chiesto che senso avesse portarle avanti? Il problema è che le relazioni non sono come gli smartphone: non puoi cambiarli quando si rompono.
Alcune relazioni hanno un posto unico nella nostra vita e non potremo fingere che non sia così. Pensiamo, ad esempio, a una relazione sentimentale assolutamente importante o una relazione matrimoniale magari con figli. Ancora, le relazioni con i nostri genitori o con i colleghi di lavoro… Sono quelle relazioni che non puoi interrompere. Si tratta di persone che fanno parte della tua vita e che – ti piaccia o no – continueranno a farne parte. Beh, in tal caso, è vero che non potrai sostituirle, ma puoi cercare di cambiare il tuo modo di viverle. Alla luce di nuove consapevolezze sulle dinamiche che si mettono in atto tra voi, puoi trovare strategie che migliorino il tuo modo di sentirti.
Le cinque icone bibliche di questo percorso ci vengono in aiuto non tanto per analizzare dinamiche psicologiche, ma per aprire riflessioni e consapevolezze. Le chiamiamo icone, perché sono come paradigmi, modelli che mettono luce ciascuno su un diverso aspetto della relazione. A dire il vero sono figure in chiaroscuro: è Gesù che porta la sua luce. Lui sì! Ci indica la modalità più luminosa, quella buona per noi, quella efficace a ridare luce alle nostre relazioni.
Esplorando le dinamiche fondamentali che caratterizzano queste relazione con Gesù, una ad una, sarà poi premura di ciascuno di noi applicarle alle situazioni della nostra vita. Il punto di forza è cogliere come Gesù mette al centro la persona umana, indipendentemente dal suo ceto sociale, dalla sua fedeltà alla pratica religiosa, della sua condotta sociale: in ogni relazione Gesù riconosce e promuove la persona per quella che è, senza giudizi o pretese. In questo modo tutti coloro che si aprono a lui vengono lanciati verso quel processo di individuazione che è il semplice diventare più autenticamente e serenamente se stessi.
Nello sfondo c’è sempre la domanda sul sé. Chiedersi come l’incontro con Gesù ha cambiato la propria comprensione di sé, significa promuovere la scoperta del proprio sé.
Questo è il percorso in cinque tappe:
- Il fariseo e la peccatrice (Lc 7,36-50). Tensione tra gli opposti
- Il giovane ricco (Lc 18,18-27). La tristezza dell’incontro mancato
- Zaccheo (Lc 19,1-10). La gioia dell’amore inatteso
- Il buon ladrone (Lc 23,39-43). L’integrazione degli opposti
- I discepoli di Emmaus (Lc 22,13-53). L’incontro introiettato e la rilettura di sé
Uno stralcio dell’articolo di introduzione al percorso pubblicato sul Metropolitan Post di dicembre 2023: “La fede cristiana dai colori di Luca all’incontro con l’altro”.
“Non so se senti anche tu, caro lettore, questa sensazione di “fame di relazione” e, allo stesso tempo, una resistenza a consegnarti ad essa, magari a causa di esperienze amare già vissute in passato e che non vorresti più rivivere. Eppure la relazione è fondamentale per il nostro benessere personale al punto da non potervi rinunciare. Senza relazioni soddisfacenti perdiamo il senso del nostro fare e del nostro essere. E, allora, come aprirsi a nuove possibilità senza farsi troppo male? È ben lontana da noi la pretesa di trovare risposte che ci facciano risolvere la questione ‘in tre mosse’, come spesso ci viene promesso da annunci pubblicitari”.
“Qui vogliamo darci una possibilità di lettura più profonda e ti propongo di farlo ricorrendo ad una fonte tanto bistrattata quanto fraintesa: la Sacra Scrittura e, in particolare, il vangelo di Luca. Sì, è uno dei quattro evangelisti che puoi trovare nella Bibbia e, in particolare, nel cosiddetto Nuovo Testamento. Ma tranquillo, non è uno spazio di catechismo questo, né di approfondimento religioso.
È proprio questo il punto, in effetti: potremo scoprire che si tratta di testi che sono delle piccole miniere. Basta leggerli un po’ più in profondità per scoprire in essi dei tesori preziosi, che possono arricchire le nostre vite”.
Step 1 – Il fariseo e la peccatrice (Lc 7,36-50) – Tensione tra gli opposti
Uscire dai propri confini – magari costruiti solo per paura – e cercare di aprirci al nuovo, alla novità dell’altro, senza aver timore dello scandalo, potrebbe dare colori nuovi alla nostra esistenza
Uno stralcio dell’articolo “Amore e fede contro i pregiudizi”. Articolo pubblicato in Metropolitan Post di marzo 2024:
“Siamo sempre più spinti alla competizione e misurati dalle performance che raggiungiamo: like nei social media, obiettivi nel lavoro, tenore di vita. Ci viene chiesta sempre maggiore efficienza, ma pagandola con la nostra ansia e il nostro malessere. Con Luca e il racconto evangelico della peccatrice che lava con le sue lacrime i piedi a Gesù, ci è proposta un’alternativa: a ciascuno è data la possibilità di uscire da una grigia e solitaria esistenza egoica per aprirsi all’incontro con una vibrante e vitale adesione alle ragioni dell’altro.
Uscire dai propri confini – magari costruiti solo per paura – e cercare di aprirci al nuovo, alla novità dell’altro, senza aver timore dello scandalo, potrebbe dare colori nuovi alla nostra esistenza”.
Step 2. Il giovane ricco (Lc 18,18-27). La tristezza dell’incontro mancato
Per aderire all’invito di Gesù dovrebbe rimettere in discussione la grande questione mai affrontata: la questione della sua vera identità, al di là della maschera che si è costruito. Lo vediamo andare via, avvolto dal blu scuro della sua tristezza, causata dalla sua solitudine: solitudine dagli altri sì, ma soprattutto da se stesso.
Uno stralcio dell’articolo pubblicato sul Metropolitan Post di maggio 2024: “Il tema della felicità e il dubbio della relazione mancata”
…Possiamo facilmente immaginare il disorientamento di quest’uomo, che ha passato una vita a costruirsi possibilità e a spuntare obiettivi raggiunti: come può oggi lasciare tutto e ripensarsi in modo così radicale?
Se ne va triste, perché “aveva molti beni”. Quel “molti” non ha valore solo quantitativo, ma soprattutto qualitativo: avevano un valore smisurato per lui che si è identificato in essi.
Per aderire all’invito di Gesù dovrebbe rimettere in discussione la grande questione mai affrontata: la questione della sua vera identità, al di là della maschera che si è costruito. Lo vediamo andare via, avvolto dal blu scuro della sua tristezza, causata dalla sua solitudine: solitudine dagli altri sì, ma soprattutto da se stesso.
E noi? A noi resta la domanda di cosa avremmo fatto al suo posto e cosa facciamo ogni giorno all’incontro con l’altro. Cosa faccio io? Cosa fai tu? Non stiamo rischiando anche noi, segnati da questa modalità diffusa di chiusura e ripiegamento su di sé, di mancare l’appuntamento con l’altro, mancando così l’appuntamento con noi stessi e, in ultima analisi, con la nostra felicità?
Step 3. Zaccheo (Lc 19,1-10). La gioia dell’amore inatteso
Zaccheo è ormai rinato: si alza e non si inalbera. Il suo atteggiamento non è l’affermazione del proprio io, ma il dare seguito ad una nuova percezione di sé. Zaccheo è uscito dagli angusti e miopi spazi dell’egoico per aprirsi alle ampiezze prospettiche di una identità più profonda e più vera.
Alcuni stralci dell’articolo “Zaccheo, luce di nuove relazioni” pubblicato in Metropolitan Post, febbraio 2024:
Come il sole non può non riscaldare e l’acqua non può non bagnare, così Gesù e Zaccheo non possono non incontrarsi. Quel “devo fermarmi a casa tua” dice la verità di Gesù e cioè che è l’Amante, ma al contempo dice la verità di Zaccheo, che è l’Amato!.
[…] Zaccheo è ormai rinato: si alza e non si inalbera. Il suo atteggiamento non è l’affermazione del proprio io, ma il dare seguito ad una nuova percezione di sé. Zaccheo è uscito dagli angusti e miopi spazi dell’egoico per aprirsi alle ampiezze prospettiche di una identità più profonda e più vera.
Si alza. Il verbo greco usato qui significa sia alzarsi che risorgere: di questo si tratta in effetti, Zaccheo sta sperimentando una rinascita. La logica della gratuità per la quale Gesù lo ha amato senza merito, ora è la sua logica e lui la applica ad un nuovo modo di vivere le relazioni. Così esagera anche lui e supera ogni prescrizione del diritto dell’epoca, affermando: “do la metà dei miei beni ai poveri; e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto”.
Forse se anche noi scaviamo dentro noi stessi, troviamo in noi le stesse tinte color giallo-arancio di Zaccheo e possiamo arrivare a ripensare in modo nuovo le nostre relazioni. Ma abbiamo bisogno di una logica che sia nuova e rompa con i criteri inadeguati di questo tempo. Ci vuole qualcuno che faccia come Gesù, che “è venuto a cercare ciò che era perduto” e scopriremo che non abbiamo bisogno di relazioni nuove, ma di un modo nuovo di viverle.